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domenica 28 agosto 2022

Film 2128 - Wedding Season

Intro: Ho visto il trailer su Netflix e, devo ammettere, mi ha fatto subito venire voglia di recuperarlo. D'altronde è estate e qualcosa di facile e leggero ci sta!

Film 2128: "Wedding Season" (2022) di Tom Dey
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
In sintesi: un capolavoro del genere commedia romantica moderna? Assolutamente no. Un film piacevole e spensierato che aiuta a staccare il cervello per un'oretta e mezza di spensieratezza? Certamente sì.
"Wedding Season" è piacevole a sufficienza e i suoi protagonisti affiatati e in parte, per cui anche se il risultato finale rispecchia tante altre romcom simili che abbiamo visto in passato, non si può dire che per questo il film ne risenta. Anzi, onestamente l'ho trovato alquanto piacevole, nonsotante la trama scontata e prevedibile.
Non indimenticabile, ma perfetto per una serata estiva.
Cast: Suraj Sharma, Pallavi Sharda, Rizwan Manji, Veena Sood, Ari Afsar, Sean Kleier, Manoj Sood.
Box Office: /
Vale o non vale: Anche se a tratti ricorda un po' "27 volte in bianco", questo "Wedding Season" è una piacevole distrazione estiva che spegne il cervello senza far danni e regala qualche momento simpatico e l'inevitabile lieto fine. Che sì, lo si sapeva anche solo guardandone la locandina, però ogni tanto un filmetto d'amore facile facile fa bene al cuore e all'anima.
Premi: /
Parola chiave: Matrimonio.
Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 24 agosto 2019

Film 1662 - Lion

Intro: Finalmente in India, questo era il primo titolo perfetto da recuperare: ambientato tra India e Australia con una menzione speciale per la Tasmania, ovvero gli ultimi due posti nel mondo appena visitati.
Film 1662: "Lion" (2016) di Garth Davis
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese, hindi
Compagnia: Fre
In sintesi: in piena modalità India, abbiamo optato per questa pellicola, letteralmente circondati da atmosfere, profumi, suoni e suggestioni del luogo. Rivisto con, alle spalle, l'esperienza vissuta del paese, "Lion" risulta ancora più incredibile e potente specialmente quando si pensa a cosa abbia dovuto passare il povero Saroo e la sua famiglia.
Film 1322 - Lion - La strada verso casa
Film 1662 - Lion
Cast: Dev Patel, Rooney Mara, David Wenham, Nicole Kidman, Abhishek Bharate, Divian Ladwa, Priyanka Bose, Deepti Naval, Tannishtha Chatterjee, Nawazuddin Siddiqui, Sunny Pawar.
Box Office: $140.3 milioni
Vale o non vale: Un buon film, nonché una storia vera che non manca di sorprendere e commuovere. Da vedere.
Premi: Candidato a 6 premi Oscar (tra cui Miglior film, sceneggiatura non originale, attore e attrice non protagonisti). 4 nomination ai Golden Globe (film, attrice e attore non protagonisti, colonna sonora) e 5 ai BAFTA (2 vittorie: Patel Miglior attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale); 1 nomination ai Grammy per Best Song Written for Visual Media ("Never Give Up").
Parola chiave: Google Earth.

Trailer
#HollywoodCiak
Bengi

sabato 9 giugno 2018

Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel

Intro: Altro dvd, altro film che avevo già visto ma avevo piacere di guardare di nuovo.
Film 1494: "The Best Exotic Marigold Hotel" (2011) di John Madden
Visto: dalla tv di Tracey
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: dopo la pensione, il lutto, la salute che se ne va, cosa rimane alle persone? E’ questo l’incipit del film, che va a raccontare il percorso di un gruppo di più o meno anziani in viaggio verso la loro nuova (e ultima?) destinazione: l’India. Il confronto fra la madrepatria inglese e la terra asiatica è uno shock culturale cui non tutti sono preparati, fatto che porterà a destabilizzare equilibri oltre che portare a nuove e impensate amicizie e opportunità;
a tirare le fila della storia sono lo stesso hotel e il suo rocambolesco giovane manager, un giovane indiano sognatore (Dev Patel) che spera di poter trasformare la vecchia struttura ereditata dal padre in un ritiro di lusso per la terza età. Il luogo di ritrovo comune è il centro silenzioso del racconto, capace di affascinare e stordire, risultare oppressivo quanto una prigione o invogliare a rapportarsi con le novità locali. Ogni personaggio reagirà agli stimoli in maniera diversa;
esattamente come per la prima volta che lo vidi, “The Best Exotic Marigold Hotel” mi ha lasciato una sensazione di mancanza, seppure questa volta mitigata dal fatto che sapessi già cosa aspettarmi. L’approfondimento dei personaggi è sensato e mai sciocco, molto umano, e anche i toni più leggeri aiutano il risultato finale ad acquisire una certa delicatezza spensierata nonostante l’evidente difficoltà di certi temi. Eppure tutto questo non è bastato nemmeno in questa occasione a lasciarmi soddisfatto di un prodotto da cui onestamente mi aspettavo molto di più.
Film 398 - Marigold Hotel
Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel
Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel
Cast: Judi Dench, Bill Nighy, Penelope Wilton, Dev Patel, Celia Imrie, Ronald Pickup, Tom Wilkinson, Maggie Smith.
Box Office: $136.8 milioni
Vale o non vale: per i temi che tratta e i toni in cui li affronta sicuramente “Marigold Hotel” vale la visione, senza contare che si avvale di un cast magnifico e assolutamente in parte. Il successo della pellicola ha portato anche alla realizzazione di un sequel – qualcosa vorrà dire -, per cui farsi una propria opinione non guasta. Però il film poteva sicuramente avere una marcia in più.
Premi: 2 candidature ai Golden Globes per Miglior film e attrice protagonista (Dench) nella categoria musical o commedia.
Parola chiave: Futuro.

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#HollywoodCiak
Bengi

martedì 15 maggio 2018

Film 1491 - Victoria & Abdul

Intro: L’avevo perso al cinema a Melbourne, ma ero assolutamente intenzionato a vederlo in qualche modo. Così quando si è presentata l’occasione streaming l’ho colta al volo e una volta qui è stata una delle nostre prime scelte..
Film 1491: "Victoria & Abdul" (2017) di Stephen Frears
Visto: dal computer portatile
Lingua: inglese
Compagnia: Fre
In sintesi: “Victoria & Abdul” non è male, anche se non mi ha folgorato, diciamo. A Judi Dench non puoi dirle mai niente, è bravissima, quindi basta sottolinearlo e si può procedere oltre. Il suo compagno id avventura (Ali Fazal) è un simpatico ed impacciato comprimario a cui va la fortuna di una compagna di scena tanto capace. Senza la dolce durezza della protagonista non credo che il risultato finale sarebbe altrettanto riuscito. Che poi non stiamo proprio parlando di un gran capolavoro, ma la storia è interessante (ma quanto romanzata?);
Belli i costumi e le scenografie, davvero degni di attenzione. La candidatura all’Oscar per il trucco, invece, non l’ho troppo capita; il resto della corte è antipatica e gretta, attaccata ad un titolo ed un agio figli di un’epoca ormai agli sgoccioli. Non riesco a fare a meno di chiedermi quanto dell’acume di sua Maestà qui ritratto e sfoggiato sia fiction e quanto, invece, plausibile realtà. Ognuno di noi è figlio dei suoi tempi, non è facile spiccare per virtù e mentalità tipiche di secoli a venire…
Cast: Judi Dench, Ali Fazal, Eddie Izzard, Adeel Akhtar, Paul Higgins, Michael Gambon, Olivia Williams.
Box Office: $65.4 milioni
Vale o non vale: nell’insieme il risultato è buono. Mi aspettavo di più, lo devo ammettere, ma alcuni validi motivi per non lasciare indietro questo titolo ci sono e sicuramente Judi Dench è il primo di questi. Per chi ama, poi, le pellicole in costume questa è una manna.
Premi: Candidato all'Oscar per i Migliori costumi e il trucco; candidato al Golden Globe per la performance di Judi Dench.
Parola chiave: The Banquet Hall of Eternity.

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Bengi

lunedì 18 settembre 2017

Film 1409 - Viceroy's House

Ero rimasto incuriosito dal poster di questo film e dalla sua protagonista femminile. Così quando lo streaming lo ha messo a disposizione non ho perso tempo e l'ho recuperato!

Film 1409: "Viceroy's House" (2017) di Gurinder Chadha
Visto: dal computer di casa
Lingua: inglese
Compagnia: nessuno
Pensieri: Una storia che non mi aspettavo, un film che non riuscivo. a decifrare e che, a sorpresa, mi ha lasciato soddisfatto. Non un capolavoro, ma nemmeno un prodotto non riuscito. Trovo che riesca a dare significativa visibilità e valore a una vicenda storica complicata, difficile e soffre. Si parla della liberazione dell'India dopo 300 anni di sottomissione all'Impero Britannico, un'indipendenza che costerà cara alla popolazione, costretta dalla politica ad una traumatica scissione che, a cose fatte, porterà non solo all'autonomia del paese, ma anche alla nascita del Pakistan.
In tutto questo si inseriscono le vicende dell'ultimo Viceré di sua maestà e di sua moglie, una coppia pragmatica in grado di distinguersi dai propri predecessori e in generale dalle varie altre rappresentanze per apertura mentale, rispetto culturale, visione d'insieme. Questo non li metterà al riparo da errori - purtroppo difficilmente evitabili in situazioni con grandi interessi in ballo -, ma non verrà mai messa in dubbio (almeno qui) la loro buona fede.
La storia di "Viceroy's House" analizza in parallelo le vicende politiche e quelle private dei vari protagonisti. Non manca l'amore alla "Giulietta e Romeo", né il colpo di scena finale che conferisce un tocco thriller a un racconto che è comunque basato su fatti reali. Ho apprezzato l'ampio spazio dedicato alle questioni politiche e sociali, privilegiate rispetto a romanticismo o scorci di coppia. La questione è seria e gli snodi non facili per cui anche se effettivamente l'approccio buonista e la fotografia patinata tradiscono un eccessivo standardizzarci a canoni prestabiliti, ho comunque trovato ammirevole la scelta di non limitarsi a lasciare la storia sullo sfondo, decidendo al contrario di farne la vera protagonista.
Personalmente mi sono molto interessato al ritratto dei due coniugi protagonisti (interpretati da Hugh Bonneville e Gillian Anderson), una coppia interessante e certamente affascinante, fuori dai canoni dell'epoca. In particolare sono stato proprio rapito dall'interpretazione della Anderson, in un ruolo che fino ad ora non le avevo mai visto interpretare: è un piacere vederla recitare, costruire il personaggio e renderlo credibile. Bonneville è un bravo attore, anche se troppo spesso costretto in confini nobiliari che inevitabilmente portano alla mente il meraviglioso "Downton Abbey".
In ogni caso una pellicola con evidenti buone intenzioni che no, non pecca per originalità, ma palesa in maniera inequivocabile la volontà di raccontare uno spaccato difficile e complesso e renderlo accessibile anche a chi non lo ha vissuto o non ne sapeva nulla. Anche solo per questo, "Viceroy's House" funziona.
Cast: Hugh Bonneville, Gillian Anderson, Manish Dayal, Huma Qureshi, Michael Gambon, Om Puri, Simon Callow.
Box Office: $7,199,150
Consigli: Non una storia per ogni occasione, ma sicuramente il racconto di un avvenimento che ha segnato la satira e di cui, in qualche modo, sarebbe meglio avere anche solo una vaga nozione. Di sicuro non si tratta di un film perfetto, ma ha i suoi buoni momenti, la cornice esotica è intrigante, i protagonisti in parte. Insomma, perché no?
Parola chiave: Ripartizione.

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Bengi

lunedì 13 marzo 2017

Film 1322 - Lion - La strada verso casa

Continua la corsa al recupero dei titoli da Oscar, questa volta al cinema dopo un piacevole aperitivo in centro.

Film 1322: "Lion - La strada verso casa" (2016) di Garth Davis
Visto: al cinema
Lingua: italiano, hindi
Compagnia: Poe
Pensieri: Tra quelli in corsa per il Miglior film, "Lion" è stato la mia personale sorpresa. Non tanto per il prodotto in sé, quanto in origine proprio per il fatto di trovarlo presente in così tante categorie fra cui, appunto, quella principale. Francamente mai mi sarei aspettato di trovare questa pellicola, dopo il già ragguardevole traguardo di 4 candidature ai Golden Globes, così tanto presa in considerazione dall'Academy. Il che, naturalmente, è stato decisivo quando si è trattato di recuperarla o meno.
Sulla scia dell'entusiasmo americano, quindi, la mia chance al film di Garth Davis, qui alla sua prima esperienza nel lungometraggio. Il che di per sé è già ragguardevole, visto il risultato ottenuto, per quanto "Lion", vuoi o non vuoi, ricordi moltissimo "The Millionaire": le storie sono molto differenti, ma la presenza in entrambi di Dev Patel, la storia di smarrimento e povertà, l'India, il protagonista bambino, sono tutti elementi che accomunano le due storie e le avvicinano non poco. Con la differenza che qui si tratta di fatti realmente accaduti e raccontati nel libro di memorie "La lunga strada per tornare a casa" di Saroo Brierley.
Credo che, del prodotto finale, sia proprio la storia il cuore di tutto. Tecnicamente il film funziona, gli attori sono bravi, ma è con il racconto che lo spettatore si relaziona davvero, perché ha dell'incredibile. Il piccolo Saroo un giorno prega il fratello maggiore di portarlo con sé alla ricerca del carbone che la sua famiglia scambia con viveri, ma il bambino, troppo stanco per sostenere viaggio e giornata di lavoro, viene lasciato alla stazione di Khandwa da Guddu che gli promette di tornarlo a prendere qualche ora più tardi a lavoro finito. Il bambino, risvegliatosi da solo su una panchina tra un binario e l'altro, si sente smarrito e, per il freddo, si rifugia all'interno di un treno vuoto dove si addormenta. Al suo risveglio scoprirà di essere in viaggio verso una città a lui ignota (Calcutta), incapace di spiegare da dove provenga, chi sia la sua famiglia e come fare per rintracciarli.
Questa è la premessa di "Lion - La strada verso casa", pellicola non sempre facile, eppure a lieto fine. Forse la scelta di di tante candidature da parte dei membri degli Oscar sta anche nel tentativo di segnare una sorta di nuova direzione, di riconoscere il valore di storie ad altro tasso di "rilevanza sociale"; certamente il risultato finale non mi ha sconvolto. Non quanto le parrucche cui è stata costretta Nicole Kidman.
In generale si tratta di un buon prodotto, perfetto per la commercializzazione su ampia scala - il box-office parla da solo, il film è costato 12 milioni - grazie non solo ad una valanga di premi e candidature, ma anche un appeal che vive di un dolcissimo protagonista bambino (vedi gif sotto), il richiamo della storia vera potenzialmente tragica ma finita bene, il valore della vita e la bontà delle persone. Le sfide impossibili vinte piacciono a tanti e questo è un ottimo esempio di storia che racconta riscatto, ricerca di se stessi, amore. In mezzo c'è molto dolore e lo sconvolgente ritratto di una povertà per noi inimmaginabile, eppure il chiudere il cerchio con la possibilità di un happy ending addirittura proposto attraverso le immagini originali, lascia quella piacevole sensazione di "tutto bene" che smorza non poco il dolore e l'ansia per quanto mostrato dalla storia fino a quel momento. Forse è qui che sta il problema di "Lion", una chiave troppo evidentemente ottimistica e costruttiva, quasi uno spot pro-qualcosa (adozione, umanità, impegno sociale) che si traduce in una sorta di "tanto sappiamo che finirà tutto bene" che rovina l'atmosfera e influenza l'opinione generale. Ricordo distintamente un paio di cose della mia visione del film: la Kidman è brava, ma non poi così tanto da giustificare nomination attoriali e il film funziona, ma non è riuscito a commuovermi.
Ps. 6 candidature all'Oscar (Miglior film, sceneggiatura non originale, attore non protagonista, attrice non protagonista, colonna sonora, fotografia), 4 ai Golden Globes e 5 ai BAFTA, di cui 2 vinti per il Miglior attore non protagonista (Patel) e sceneggiatura non originale.

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Film 1322 - Lion - La strada verso casa
Film 1662 - Lion
Cast: Sunny Pawar, Dev Patel, Rooney Mara, David Wenham, Nicole Kidman, Priyanka Bose, Deepti Naval.
Box Office: $114.4 milioni
Consigli: Pellicola dai toni edificanti, percorso di formazione di un uomo alla ricerca di sé, delle proprie origini e della propria famiglia, "Lion" è prodotto che riesce a parlare di tutte quelle sensazioni che vuole suscitare, pur non riuscendo del tutto a veicolarle efficacemente. Non un film per ogni occasione, meglio sceglierlo consapevoli che saranno due lunghe ore lontano da casa.
Parola chiave: Ginestlay.

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martedì 4 agosto 2015

Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel

Non ero riuscito a vederlo al cinema, così appena ho potuto ho recuperato a casa!

Film 967: "Ritorno al Marigold Hotel" (2015) di John Madden
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Sequel del fortunato, primo episodio, "Marigold Hotel 2" è un ritorno alle atmosfere speziate, colorate e divertenti dell'altro film, anche se il risultato finale è meno riuscito.
La formula, che di fatto rimane la stessa precedente, è quella di espandere l'hotel per anziani in India e farne nascere un secondo per far crescere il business. Sonny e Muriel (Dev Patel e Maggie Smith) volano a San Diego per proporre la loro idea ad un magnate degli alberghi, che per valutare se scendere in affari manderà un ispettore in incognito per dare un giudizio su struttura, personale e fattibilità del progetto. In mezzo ci sarà anche l'organizzazione del matrimonio di Sonny con Sunaina (Tina Desai), il ritorno di chi se n'era andato e alcuni nuovi ospiti che porteranno le loro storie e personalità. Non mancheranno, quindi, equivoci e casini che andranno a complicare non poco la vita di tutti i protagonisti (tra gli altri Judi Dench, Bill Nighy, Celia Imrie, Ronald Pickup, Diana Hardcastle, Lillete Dubey, Richard Gere e Tamsin Greig) nonché la residenza in hotel.
La bella fotografia, il cast meraviglioso e la piacevolezza di questo prodotto cinematografico rendono tutta l'operazione 'secondo episodio' in ogni caso piacevole, anche se effettivamente meno magnetica dell'originale. L'inesauribile energia di Sonny è snervante e il suo continuo parlare cozza con la tranquillità degli altri personaggi e la loro neccessità di procedere con la loro vita in maniera lenta, pacata, tranquilla. Questo è l'elemento che più mi ha affaticato durante la visione, che altrimenti sarebbe stata solamente piacevole. Non dico che questo guasti "The Second Best Exotic Marigold Hotel", semplicemente lo rende più rumoroso (caratteristica che personalmente associo poco all'idea di terza età, idea che volente o meno ho agganciato a questo film).
Insomma, il secondo sbarco in India è molto gradito, ma la magica combinazione di elementi di "Marigold Hotel" era difficile da ripetere con la stessa poesia e ispirazione di 4 anni fa. Va detto forte e chiaro che ce ne vorrebbero di film come questo, pacati e delicati, sinceri e simpatici che propongono la vecchiaia non come un'ecatombe da cui fuggire, ma come un momento della vita che può regalare opportunità e sorprese, nonché nuovi amici. Anche solo per questo "Ritorno al Marigold Hotel" è una bella storia.
Film 398 - Marigold Hotel
Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel
Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel
Box Office: $86 milioni
Consigli: Primo e seconto film sono legati da una trama che riprende dove il primo finisce, di conseguenza ha senso vederli in ordine in modo da dare più senso al tutto. Vero è che anche se uno non avesse modo di recuperare la prima pellicola, questa storia è facilmente comprensibile in ogni caso. Entrambi i titoli sono delicati esempi di come una commedia sulla terza età non solo sia possibile, ma anche un successo di critica e box-office (entrambi i film sono costati 10 milioni di dollari, l'incasso totale è di $222.8 milioni). Il minimo che si possa fare è, dunque, dare al "Marigold Hotel" una chance e vedere se il gruppetto di anziani riesce a coinvolgervi. A me è piaciuto e anche se questo secondo film è meno riuscito del primo, le due storie insieme mi hanno messo di buon umore. E, se questo non bastasse... Ci sono Maggie Smith e Judi Dench protagoniste!
Parola chiave: Ispettore.

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Bengi

mercoledì 12 novembre 2014

Film 815 - Amore, cucina e curry

Dopo aver donato il sangue avevo la giornata libera. Così, dopo il pranzo con un'amica, sono andato al cinema di pomeriggio...
Film 815: "Amore, cucina e curry" (2014) di Lasse Hallström
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Molto curioso di vedere questa pellicola prodotta da Spielberg e Oprah Winfrey - e con protagonista nientemeno che la sempiterna Helen Mirren - il cui tema centrale è la cucina, come bene fa intendere il titolo italiano. La semplice banalità di quest'ultimo è, nella versione originale, più misterioso anche se certo non più complesso: "The Hundred-Foot Journey". Anche se qui si usa un termine più inerente al viaggio per simboleggiare il percorso dei vari protagonisti durante la storia, i 100 passi di cui si parla sono, si scoprirà, la distanza tra i due ristoranti che la cittadina francese di Saint-Antonin-Noble-Val vedrà rivaleggiare. Da una parte il classico locale di Madame Mallory, di fronte l'etnico ristorante indiano della famiglia del protagonista Hassan.
Inutile sottolineare il primo periodo caldissimo di guerra tra le due realtà, un vecchio vs nuovo che certamente non ha alcunché di sorprendente o innovativo in quando intere sceneggiature di film ci hanno sproloquiato sopra. Di fatto qui si calca bene l'ondata del già visto con la sola variante dell'ambito culinario. La questione, invece, si fa più interessante quando finalmente a differenze e diffidenze si fa spazio alla commistione culturale sia di valori che di ricette, quando finalmente le due realtà, dopo lo scontro a fuoco, alzano bandiera bianca e finiscono per conoscersi scoprendo letteralmente un mondo.
A questo punto non è che la trama operi una rivoluzione di contenuti rispetto al solito, però l'aspetto interessante per una produzione americana ad alto budget è, a questo punto, che si dia tanto spazio alla cultura indiana e che sia l'occidente a trarre insegnamenti dall'oriente. Inoltre, proprio quando ti aspetteresti la fine della storia, o quantomeno si arriva a quel punto in cui ti immaginavi sarebbe finita, la trama procede evitando di esaurirsi in quell'unico evento principale che si rincorreva dall'inizio del film.
"more, cucina e curry" è, quindi, meglio di come me lo immaginassi. Mi aspettavo una commediola iper stereotipata in cui la cucina sarebbe stata marginale e l'unica cosa importante sarebbe stato l'amore e così non è stato. Non in questi termini, almeno. Amore dei due protagonisti (e non solo), amore per la cucina e per il proprio lavoro, amore della propria cultura sono tutti temi compresenti a cui si riesce a dare giusto equilibrio e spazio, evitando una totale banalizzazione dei contenuti. Per un prodotto ad alta commercialità come questo la cosa è insolita. Ovviamente non stiamo parlando di un capolavoro, semplicemente ho trovato piacevole che, per una volta, si tentasse di scardinarsi leggermente dai canoni hollywoodiani. Credo che molto del merito vada anche alla regia di Lasse Hallström, un oche su piccoli paesini della francia, cucina e amore si è costruito una reputazione ("Chocolat"). A parte questo, comunque, qualche pecca ovviamente c'è. Innanzitutto Helen Mirren è tirata che non si guarda. Certi primi piani impietosi rivelano un'occhio sfuggente e una bocca recalcitrante; inoltre si sceglie di mostrare la ascesa alla popolarità e conseguente smarrimento del protagonista Hassan/Manish Dayal in maniera piuttosto banale e stereotipata (cambiano lo scenario, i vestiti e lo stile di vita, ma una volta che hai ottenuto tutto quello che avresti sempre desiderato, cos'è che capisci di aver sempre veramente voluto?). Inoltre mi sarei aspettato una rappresentazione del magico sud della Francia in maniera un po' più patinata, diciamo. Non caricata o saturata alla massima potenza, semplicemente che se ne offrisse allo spettatore un'immagine meno fittizia da sfondo computerizzato (e praticamente metà delle esterne nei pressi dei ristoranti hanno il cielo ritoccato) e più reale. A parte questo, comunque, il risultato finale di questa pellicola un po' commedia, un po' drammatica, un po' culinaria è buono e riesce nell'intento di distinguersi da altri prodotti più o meno simili rimanendo piacevolmente impresso nell'immaginario dello spettatore. La Mirren è sempre brava, ma Hassan/Dayal e Papa/Om Puri non si battono.
Ps. Le musiche sono del due volte premio Oscar (per "The Millionaire") A. R. Rahman.
Box Office: $85.7 milioni
Consigli: Tratto dal romanzo del 2010 di Richard C. Morais, questo film è una piacevole escursione nelle terre francesi con contaminazione indiana che ben si addice ad un momento di relax in cui si ricerchi qualcosa di delicato, curioso e con una buona dose di mix culturale. Sorvolando su una stereotipazione purtroppo necessaria in questi casi, si riesce comunque a sorridere e godere della piacevole storia che questa pellicola ha da offrire. Con il pericolo che a fine visione vi sia venuta fame...
Parola chiave: Stelle Michelin.

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Bengi

lunedì 30 aprile 2012

Film 398 - Marigold Hotel

Pellicola che attendevo da un po' visto il cast e il trailer decisamente convincente.

Film 398: "Marigold Hotel" (2011) di John Madden
Visto: al cinema
Lingua: italiano
Compagnia: Licia, Andrea Puffo, Marco
Pensieri: Comincio col dire che fare un film sulla terza età, per di più incentrandolo su una 'casa di riposo' - anche se particolare -, senza cadere nella retorica o, peggio, nella noia è già una vittoria più che lodevole. Divertente e ricco di speranza, nonché un occhio privilegiato sulle bellezze indiane, "The Best Exotic Marigold Hotel" riesce nel suo intento di divertire nonostante il gruppo attoriale conti persone ben oltre i 70.
Non sempre vecchio è uguale a triste, India a straccioni o giovani a perditempo. Vero, meno male che ce lo hanno ricordato. Ci si poteva, però, sforzare un pelino di più a rendere il tutto meno banale o prevedibile. Anche se la mia opinione su questo film rimane positiva, non posso fare a meno di portare alla luce una questione: basta un grande cast, qualche battuta divertente e un buon ritmo a saziare l'appetito di chi guarda? Io, uscito dalla sala, non ero totalmente soddisfatto. Sì, il tutto è carino e piacevole, passa il tempo che è una meraviglia e la rivincita degli anziani mette tutti d'accordo e di buon umore. Però non valeva la pena di rendere tutto più unico, originale?
A mio avviso uno dei primi problemi è che ci sono troppi personaggi. Ok che ci devono essere le spalle dei protagonisti, ma c'era davvero bisogno del gay Graham/Tom Wilkinson, della cronica insoddisfatta Jean/Penelope Wilton o del ninfomane Norman/Ronald Pickup? Con un numero minore di storie da seguire ci si sarebbe potuti dedicare con più attenzione alla resa dei personaggi, soprattutto quelli di contorno, evitando una bidimensionalità caratteriale facilmente descrivibile con un unico aggettivo.
Altrettanto scontata la parallela vicenda indiana dei due ragazzi che si amano, nonostante le famiglie non approvino (Sonny/Dev Patel è squattrinato, lei è vista dalla madre di lui come una poco di buono). Un po' come in "Romeo e Giulietta" - che riconduce il regista John Madden al suo più grande successo "Shakespeare in Love" - o "West Side Story" o una qualsiasi pellicola sul giovane amore ostacolato dai familiari, "Marigold Hotel" cede il passo alla banalità e perde l'occasione di rendere propria una storia che, di base, ha ottimi presupposti di originalità (quanti giovani sognano di aprire un ricovero per anziani? Cosa spinge Sonny, per esempio, a volersi dedicare a tale impegno? Bontà? Compassione? Denaro?).
Altro aspetto fastidioso l'utilizzo di certi luoghi comuni un attimo collaudati in certi snodi del film. E la vedova che cerca il riscatto di sé stessa attraverso il viaggio; e il marito zerbino che vede con occhi 'puri' la magnificenza dell'India; e la vecchia razzista che si ricrede strada facendo... Insomma, magari trovare altre storie da raccontare poteva giocare a favore dell'insieme.
Detto ciò io consiglio comunque id vederlo. Innanzitutto accende una speranza sul futuro. O potrebbe far suonare qualche campanello a chi ha poche idee per i tempi a venire. La vita non finisce a 70 anni (o prima...), ci si può sempre rimboccare le maniche e tentare di mettere in discussione sé stessi in vista di un appagamento personale che trasformerà l'esistenza in qualcosa che vale ancora la pena di affrontare. E' un messaggio di speranza, ma soprattutto può essere un'idea, un punto di partenza per confrontarsi sulla propria idea di futuro, ognuno per sé.
Poi un magnifico cast partecipa a questa avventura. In testa a tutti Judi Dench ("Diario di uno scandalo", "Nine", "Jane Eyre", "Marilyn", "J. Edgar", Oscar per "Shakespeare in Love"), ancora capace di rendersi protagonista di un'intera storia. Bill Nighy ("Harry Potter e i doni della morte: Parte 1", "Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo", "Hot Fuzz" e vincitore del Golden Globe per la miniserie tv "Gideon's Daughter"), Maggie Smith (vista in tutti gli "Harry Potter", "La famiglia omicidi", "Gosford Park" e vincitrice di 2 premi Oscar per "La strana voglia di Jean" e "California Suite"), Tom Wilkinson (due nomination all'Oscar per "Michael Clayton" e "In the Bedroom"), Dev Patel ("The Millionaire", "L'ultimo dominatore dell'aria") e Penelope Wilton ("Orgoglio e pregiudizio", "Match Point"). Un gruppo di attori piuttosto noti e di un certo livello che aiuta decisamente a dare valore al risultato finale del film.
Ancora, particolare e azzeccata la scelta dell'India come location dove ambientare la storia. Di ottimo contrasto tra il grigiore inglese e l'omologazione delle strutture, con l'impolverato e sgangherato hotel Marigold si finisce per desiderare di avere una camera solo per potersi sentire liberi di girare per vicoli e mercati e conquistare un'atmosfera che da noi è impossibile pensare di trovare. E' esotico e ricco di fascino.
Insomma, la mia opinione è positiva, anche se rimango con qualche riserva. Ricordo perfettamente che la mia sensazione, uscito dal cinema, fosse di non totale soddisfazione. Mi aspettavo qualcosa di più approfondito, probabilmente, un viaggio alla scoperta di sé stessi e di un mondo ignoto che passasse per avventure ed emozioni da commedia in stile british. Ci siamo quasi, ma non ci siamo del tutto.
Film 398 - Marigold Hotel
Film 967 - Ritorno al Marigold Hotel
Film 1494 - The Best Exotic Marigold Hotel
Consigli: Nel complesso ci sono certamente delle problematiche, ma non posso dire che non lo rivedrei. Ha un suo perchè divertente, oltre che un messaggio positivo. Naturalmente il fiore all'occhiello è composto dal gruppo di attori. Se si è capaci di sorvolare sul messaggio scontatamente buonista, allora può regalare dei momenti davvero piacevoli.
Parola chiave: "Se non dovesse andare tutto bene, vuol dire che non è ancora la fine".

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Ric

lunedì 8 novembre 2010

Film 176 - Mangia, prega, ama

Anche qui è un po' come per Tom Cruise: ce la farà la 'diva Julia' a riportare in auge la sua carriera?


Film 176: "Mangia, prega, ama" (2010) di Ryan Murphy
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Ryan Murphy, creatore di tormentoni tv come "Popular", "Nip/Tuck" e il recentissimo "Glee" approda alla regia sul grande schermo (dopo "Correndo con le forbici in mano") con la trasposizione di un romanzo, pare, molto conosciuto tra le ladies amaricane dei dopo 'anta'. Così sceglie una diva hollywoodiana già nei citati 'anta' e con la carriera un po' in declino dopo ben 3 gravidanze e l'assenza dalle scene di anni e tenta il colpaccio della sua carriera.
Il risultato della trasposizione è, cinematograficamente parlando, non totalmente riuscito. Sarà che la stella di Julia Roberts non si è appannata solo a causa dell'assenza dalle scene, ma per quella perdita di smalto di cui ci siamo accorti un po' tutti. O che, in fondo in fondo, Julia c'è sempre stata un po' antipatica con quel sorriso tanto grande quanto sproporzionato. Sta di fatto che non ci si riesce ad identificare con lei appieno perchè, forse, ormai ha acquisito un'aria da spocchiosetta che, quando non riesce a controllarsi, traspare dallo sguardo furbo.
A livello di trama, poi, si cade un po' nei cliché del folklore popolare, delle dicerie, della cultura da turista un po' troppo facile. Sarà che chiamano in causa proprio noi italiani (a fare da cicerone a Liz/Julia Roberts c'è proprio il nostro Luca Argentero) spacciandoci per assoluti cultori del 'dolce far niente' e null'altro...
In ogni caso il viaggio della nostra eroina è un cammino, un percorso di formazione annunciato, bello visivamente e profondo spiritualmente, ma sembra sempre un pelino forzato, un attimo aggiustato per rendere tutto ancora più sensazionalmente incredibile. Nel complesso una pellicola più che godibile, per carità, ma forse meno spirituale di quanto quei 'prega' e 'ama' ci vogliano far credere.
Comprimari maschili della Roberts piovono a bizzeffe dalla Holliwood che conta: James Franco ("Howl", "Notte folle a Manhattan", "Spider-Man"), Billy Crudup ("Quasi famosi", "Watchmen"), Richard Jenkins (nominato all'Oscar per "L'ospite inatteso") e Javier Bardem (Oscar 2008 per "Non è un paese per vecchi"). Sul piano femminile la più nota è Viola Davis ("State of Play", "Il dubbio", "Innocenti bugie").
Per tirare le somme: non c'è male, ma non è né un capolavoro né nulla di trascendentale. E' un film che passa e lascia il tempo che trova. Forse il problema sta anche lì, nel tempo: 133 minuti sono troppi.
Consigli: Meglio guardare questa pellicola con lo stomaco pieno, altrimenti l'irresistibile necessità di mangiare diverrà irrefrenabile!
Parola chiave: Voglia di vivere.




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