Fagocitando film prima della Sicilia: episodio 5 - Recuperando titoli cult (e trash).
Film 989: "Urban Legend" (1998) di Jamie Blanks
Visto: dal computer portatile
Lingua: italiano
Compagnia: nessuno
Pensieri: Non ricordavo una mazza di questo film, a parte chi fosse l'assassino... Non che la cosa mi abbia in alcun modo rovinato la visione: horror, trash e splatter mi aspettavo ed è esattamente ciò che ho avuto.
L'idea di base è intrigante e perfetta per il pubblico giovane che, non a caso, è corso al cinema ben volentieri nella speranza di farsi spaventare. La storia stuzzica da subito la curiosità di chi guarda, partendo in quarta con l'omicidio della povera ragazza nella cui macchina è nascosto qualcuno sul sedile posteriore, luogo buio e misterioso in cui a quanto pare il male può annidarsi indisturbato finché non sia il momento di sfoderare l'accetta. Ma va bene così, tutte le leggende urbane tirate fuori dal cilindro di questa (teoricamente) favola degli orrori sono tanto assurde quanto assurdamente realizzate, il tutto a creare un fenomeno di culto riguardante l'intera operazione che finisce, più che per spaventare, per piacere tanto è trash.
E allora non ha troppo senso criticare l'inconsistenza recitativa di buona parte del cast, la pessima sceneggiatura o l'incapacità di creare suspense nelle scene teoricamente più emozionanti: l'unica cosa che conta è che tutti siano parimenti in pericolo, che la maggior parte dei protagonisti muoia, che si scopra chi cavolo è l'assassino e - immancabile - che quest'ultimo torni a sorpresa anche quando lo pensavamo giù morto e sepolto. Tutti questi elementi sono presenti in "Urban Legend", il cast è giovane, la voglia di essere spaventati sempre tanta. Ecco perché questo film ha funzionato e funziona ancora, nonostante tutto.
Ps. Il cast: Jared Leto, Alicia Witt, Rebecca Gayheart, Michael Rosenbaum, Loretta Devine, Joshua Jackson, Tara Reid, John Neville, Brad Dourif.
Box Office: $72,527,595
Consigli: Una specie di evergreen degli horror per teenagers molto simile ad altri titoli in voga negli anni '90 come "Scream" e "So cosa hai fatto" e, proprio come questi ultimi, ugualmente di culto. Inutile dire che si tratta di un prodotto scadente, buono solo per rivivere certe sensazioni del periodo, magari qualche spavento e, soprattutto, chiedersi che fine hanno fatto i protagonisti (beh, Jared Leto ha vinto un Oscar...).
Parola chiave: Incidente stradale.
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#HollywoodCiak
Bengi
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lunedì 7 settembre 2015
Film 989 - Urban Legend
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sabato 3 novembre 2012
Film 475 - Jumping the Broom
Se per me questo non era un titolo sconosciuto, per la mia cara amica Licia era certamente qualcosa di cui non aveva mai sentito parlare. Ma, siccome siamo una coppia di cinefili sperimentatori, non abbiamo resistito alla tentazione di buttarci nell'ennesimo esperimento.
Film 475: "Jumping the Broom" (2011) di Salim Akil
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Pellicola all-black multigenere praticamente sconosciuta da noi (su wiki Italia non c'è nemmeno la scheda) che però arriva doppiata e storpiata nel titolo al grido di "Amore e altri guai".
Dato che è inutile spiegare perchè ho preferito mantenere il titolo originale in questa scheda (tra l'altro il significato che esprime è simbolico e legato al gesto di saltare la scopa durante la celebrazione del matrimonio, che serviva a suggellare di fatto l'unione tra gli schiavi nelle comunità afro-americane), procedo direttamente dicendo che il film è così così. Alcune gag sono simpatiche ed effettivamente certi comprimari tengono bene la scena, ma di fatto ho trovato davvero troppo disturbante la costante e pressante presenza di Dio in ogni discorso proferito.
Per quanto effettivamente non dovrebbe suonare strana questa critica, specialmente perchè parliamo di un film sul matrimonio, devo dire che non mi aspettassi davvero una tale pressione cristiana da parte degli sceneggiatori. Tra l'altro con un uso stupido, superficiale ed utilitaristico (primo esempio: la protagonista Sabrina prega il Signore perchè le faccia trovare l'uomo della sua vita...). Questa ostentazione religiosa è fastidiosa e davvero superflua.
Ma, come dicevo prima, questa è una pellicola multigenere, figlia di una produzione legata ad un certo target di pubblico che apprezza questo tipo di prodotti. Ma il romanticismo e la religione non bastano. Ci vuole lo spirito da commedia, il percorso di formazione (le madri), lo stile ghetto, un cast all-black per l'identificazione e, chiaramente, l'happy ending a coronare il sogno d'amore dei due piccioncini.
Scesi a patti con la realtà dei fatti, si può accettare la visione di "Jumping the Broom" senza provare momenti di particolare insofferenza.
Un elemento molto negativo, però, che ci tengo a sottolineare è la presenta dell'attrice Paula Patton (già vista in "Mission: Impossible - Protocollo fantasma" e "Precious") che ha l'irritante capacità di sembrare sempre sotto l'effetto di metanfetamine. Storpiata in una smorfia continua di finta felicità prenuziale, risulta antipatica e finta, nonché incapace della semplice recitazione basic e disimpegnata come una commediola come questa vorrebbe. Insopportabile.
Infine davvero di cattivo gusto il colpo basso della madre Loretta Devine (famosa per il suo ruolo in "Grey's Anatomy") che spiffera il segreto nascosto della famiglia Watson solo per il piacere di dimostrare che anche gente del ghetto può risultare migliore di quelli della upper class.
Nel cast, oltre alle attrici già citate, troviamo anche Angela Bassett (nominata all'Oscar per "Tina - What's Love Got to Do with It", bio-drama sulla vita di Tina Turner), Laz Alonso ("Avatar", "Jarhead") e Julie Bowen (due Emmy Awards per "Modern Family"). Ps. Box office in linea con il target di nicchia: $37,710,610 a fronte di una spesa di $6.6 milioni.
Consigli: Niente di che, comunque passabile per una serata piacevole tra amici e una pellicola di compagnia priva di qualunque pretesa culturale o di contenuti. Innocua.
Parola chiave: Scopa.
Trailer
BB
Film 475: "Jumping the Broom" (2011) di Salim Akil
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Licia
Pensieri: Pellicola all-black multigenere praticamente sconosciuta da noi (su wiki Italia non c'è nemmeno la scheda) che però arriva doppiata e storpiata nel titolo al grido di "Amore e altri guai".
Dato che è inutile spiegare perchè ho preferito mantenere il titolo originale in questa scheda (tra l'altro il significato che esprime è simbolico e legato al gesto di saltare la scopa durante la celebrazione del matrimonio, che serviva a suggellare di fatto l'unione tra gli schiavi nelle comunità afro-americane), procedo direttamente dicendo che il film è così così. Alcune gag sono simpatiche ed effettivamente certi comprimari tengono bene la scena, ma di fatto ho trovato davvero troppo disturbante la costante e pressante presenza di Dio in ogni discorso proferito.
Per quanto effettivamente non dovrebbe suonare strana questa critica, specialmente perchè parliamo di un film sul matrimonio, devo dire che non mi aspettassi davvero una tale pressione cristiana da parte degli sceneggiatori. Tra l'altro con un uso stupido, superficiale ed utilitaristico (primo esempio: la protagonista Sabrina prega il Signore perchè le faccia trovare l'uomo della sua vita...). Questa ostentazione religiosa è fastidiosa e davvero superflua.
Ma, come dicevo prima, questa è una pellicola multigenere, figlia di una produzione legata ad un certo target di pubblico che apprezza questo tipo di prodotti. Ma il romanticismo e la religione non bastano. Ci vuole lo spirito da commedia, il percorso di formazione (le madri), lo stile ghetto, un cast all-black per l'identificazione e, chiaramente, l'happy ending a coronare il sogno d'amore dei due piccioncini.
Scesi a patti con la realtà dei fatti, si può accettare la visione di "Jumping the Broom" senza provare momenti di particolare insofferenza.
Un elemento molto negativo, però, che ci tengo a sottolineare è la presenta dell'attrice Paula Patton (già vista in "Mission: Impossible - Protocollo fantasma" e "Precious") che ha l'irritante capacità di sembrare sempre sotto l'effetto di metanfetamine. Storpiata in una smorfia continua di finta felicità prenuziale, risulta antipatica e finta, nonché incapace della semplice recitazione basic e disimpegnata come una commediola come questa vorrebbe. Insopportabile.
Infine davvero di cattivo gusto il colpo basso della madre Loretta Devine (famosa per il suo ruolo in "Grey's Anatomy") che spiffera il segreto nascosto della famiglia Watson solo per il piacere di dimostrare che anche gente del ghetto può risultare migliore di quelli della upper class.
Nel cast, oltre alle attrici già citate, troviamo anche Angela Bassett (nominata all'Oscar per "Tina - What's Love Got to Do with It", bio-drama sulla vita di Tina Turner), Laz Alonso ("Avatar", "Jarhead") e Julie Bowen (due Emmy Awards per "Modern Family"). Ps. Box office in linea con il target di nicchia: $37,710,610 a fronte di una spesa di $6.6 milioni.
Consigli: Niente di che, comunque passabile per una serata piacevole tra amici e una pellicola di compagnia priva di qualunque pretesa culturale o di contenuti. Innocua.
Parola chiave: Scopa.
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domenica 7 novembre 2010
Film 168 - Dreamgirls
Ancora costretto in casa per i sintomi influenzali, mi concentro sul cinema in compagnia di Marco e del primo film... della serata!

Film 168: "Dreamgirls" (2006) di Bill Condon
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Bello bello bello! Che carica, che grinta! E che voci! Un musical (ma qui si parla anche) di grande impatto che ripercorre la carriera delle Dreamettes tra successi e cadute. Storie di relazioni di amicizia e amore, di sogni e illusioni, tristezza e rivincite. Tutto questo ispirandosi al gruppo musicale che fu trampolino per Diana Ross, le Supremes.
Beyoncé Knowles/Deena Jones recita in un ruolo che pare cucito sulla sua di vita, dall'amicizia infantile con la compagna di gruppo (nella realtà con Kelly Rowland), al numero di componenti del gruppo stesso (3, come nelle Destiny's Child) al fatto che sia la leader del trio, che sposi un produttore musicale (Jay-Z è soprattutto rapper però) e che tenti la via della recitazione. A parte queste coincidenze, il merito di non aver reso banale, se non proprio di aver rovinato, una parte a cui, invece, ha saputo dare una buona prova attoriale evitando la monoespressività quale unica scelta possibile. Buono anche il lavoro su sé stessa (si dice abbia perso un bel po' di peso per la parte), tra sopracciglia ruspanti, parrucche mortificanti e certi vestitini che imbrazzerebbero anche la Carrà.
Stupenda l'esordiente (e subito Oscar) Jennifer Hudson che impressiona il pubblico con la sua voce potentissima (eraarrivata settima ad "American Idol") e dona al personaggio di Effie White uno spessore ed una caratterizzazione da attrice consumata. La sua voce le apre la porta per il vero successo e grazie a questo "Dreamgirls" conoscerà la fama mondiale che si merita. Davvero un talento straordinario!
Infine il grande miracolato Eddie Murphy che, grazie a questa pellicola, riceve la sua prima (e probabilmente unica) nomination all'Oscar proprio nel periodo dello scandalo con la Spice Mel B che lo imputa quale padre di sua figlia (si rivelerà corretto). Grande stupori da gossip a parte, il ruolo del sig. Murphy - che già miracolato nella vita lo era stato diventando famoso solo per una risata - nei panni del cantante James 'Thunder' Early riscuote tantissimi consensi, tanto da fargli vincere il Golden Globe.
Il resto del film è una carrellata di musica black, sentimenti espressi cantando, balletti da disco music e vestiti di sbrilluccicanti paillettes. E' bello, ben riuscito, con canzoni che rimangono saldamente ancorate alla memoria, divertente e coinvolgente. Bill Condon (regista del film "Kinsey", premio Oscar per la sceneggiatura di "Demoni e dei" e scrittore anche del più celebre "Chicago" di Rob Marshall) regge bene la regia impegnativa di un film del genere, così legata alla mimica facciale di attori che per esprimersi cantano. Non è facile reggere una performance che dura minuti con solo la possibilità di farsi capire tramite gli occhi. Il momento più d'impatto (e la regia è oculata, giostrandosi tra varie carrellate e visuali aeree che aprono l'occhio dello spettatore e aiutano a dare un senso figurato più ampio) coincide sicuramente con la struggente "And I Am Telling You I'm Not Going" cantata dalla Hudson, che regala brividi e, forse, pure qualche lacrima.
L'insieme è davvero una pellicola ben riuscita e, nel suo genere, è uno dei musical che preferisco (dopo "Moulin Rouge!", ovviamente!).
Consigli: Preparatevi prima la colonna sonora e imparatela bene: cantare le canzoni man mano che si susseguono nel film è davvero molto soddisfacente!
Parola chiave: "One Night Only".
Ric

Film 168: "Dreamgirls" (2006) di Bill Condon
Visto: dal computer di casa
Lingua: italiano
Compagnia: Marco
Pensieri: Bello bello bello! Che carica, che grinta! E che voci! Un musical (ma qui si parla anche) di grande impatto che ripercorre la carriera delle Dreamettes tra successi e cadute. Storie di relazioni di amicizia e amore, di sogni e illusioni, tristezza e rivincite. Tutto questo ispirandosi al gruppo musicale che fu trampolino per Diana Ross, le Supremes.
Beyoncé Knowles/Deena Jones recita in un ruolo che pare cucito sulla sua di vita, dall'amicizia infantile con la compagna di gruppo (nella realtà con Kelly Rowland), al numero di componenti del gruppo stesso (3, come nelle Destiny's Child) al fatto che sia la leader del trio, che sposi un produttore musicale (Jay-Z è soprattutto rapper però) e che tenti la via della recitazione. A parte queste coincidenze, il merito di non aver reso banale, se non proprio di aver rovinato, una parte a cui, invece, ha saputo dare una buona prova attoriale evitando la monoespressività quale unica scelta possibile. Buono anche il lavoro su sé stessa (si dice abbia perso un bel po' di peso per la parte), tra sopracciglia ruspanti, parrucche mortificanti e certi vestitini che imbrazzerebbero anche la Carrà.
Stupenda l'esordiente (e subito Oscar) Jennifer Hudson che impressiona il pubblico con la sua voce potentissima (eraarrivata settima ad "American Idol") e dona al personaggio di Effie White uno spessore ed una caratterizzazione da attrice consumata. La sua voce le apre la porta per il vero successo e grazie a questo "Dreamgirls" conoscerà la fama mondiale che si merita. Davvero un talento straordinario!
Infine il grande miracolato Eddie Murphy che, grazie a questa pellicola, riceve la sua prima (e probabilmente unica) nomination all'Oscar proprio nel periodo dello scandalo con la Spice Mel B che lo imputa quale padre di sua figlia (si rivelerà corretto). Grande stupori da gossip a parte, il ruolo del sig. Murphy - che già miracolato nella vita lo era stato diventando famoso solo per una risata - nei panni del cantante James 'Thunder' Early riscuote tantissimi consensi, tanto da fargli vincere il Golden Globe.
Il resto del film è una carrellata di musica black, sentimenti espressi cantando, balletti da disco music e vestiti di sbrilluccicanti paillettes. E' bello, ben riuscito, con canzoni che rimangono saldamente ancorate alla memoria, divertente e coinvolgente. Bill Condon (regista del film "Kinsey", premio Oscar per la sceneggiatura di "Demoni e dei" e scrittore anche del più celebre "Chicago" di Rob Marshall) regge bene la regia impegnativa di un film del genere, così legata alla mimica facciale di attori che per esprimersi cantano. Non è facile reggere una performance che dura minuti con solo la possibilità di farsi capire tramite gli occhi. Il momento più d'impatto (e la regia è oculata, giostrandosi tra varie carrellate e visuali aeree che aprono l'occhio dello spettatore e aiutano a dare un senso figurato più ampio) coincide sicuramente con la struggente "And I Am Telling You I'm Not Going" cantata dalla Hudson, che regala brividi e, forse, pure qualche lacrima.
L'insieme è davvero una pellicola ben riuscita e, nel suo genere, è uno dei musical che preferisco (dopo "Moulin Rouge!", ovviamente!).
Consigli: Preparatevi prima la colonna sonora e imparatela bene: cantare le canzoni man mano che si susseguono nel film è davvero molto soddisfacente!
Parola chiave: "One Night Only".
Ric
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